NERO
di Giovanni Esposito
Siamo sul litorale domizio, in provincia di Caserta, e il “piccolo uomo” Paride, detto Nero, sommerso di debiti e con la sorella Imma affetta da disabilità mentale, compie una rapina in un supermercato da cui scappa il morto. Una tragedia che aggiunge sensi di colpa a stress, finché la tv locale dà una notizia incredibile: l’uomo che aveva colpito a morte (e poi toccato per accertarsene) è miracolosamente guarito, anzi “sta meglio di prima”. Il primo ad accorgersi del potenziale pranoterapeutico dell’uomo è il comandante dei carabinieri che, invece di arrestarlo, lo porta a casa sua per tentare la guarigione della figlia in coma: secondo miracolo. Ce ne sarà un terzo, portatore di un grande beneficio economico, visto che a beneficiarne è un anziano e facoltoso paralitico. Due sono le conseguenze sgradite: una fama inaspettata e, soprattutto, la perdita di un senso a ogni nuova impresa - prima il tatto, poi l’olfatto, infine il gusto...
In una quotidianità sempre più sconvolta, nelle sue peregrinazioni Nero sceglie chi risarcire dei suoi trascorsi e sotterfugi: la comunità africana che bada a sua sorella quando ne ha bisogno, senza troppo chiedere, e l’ex fidanzata slava che non vorrebbe più saperne di lui. Soprattutto, deve decidere a chi dare ancora conforto e guarigione, consapevole che gli restano solo due sensi…
Surreale e agitato come i giorni del protagonista, Nero è il sorprendente esordio alla regia di un attore di commedia (e di teatro) di grande caratura, spesso comprimario di lusso, che qui si esibisce in una performance di pregio e palesa un discreto talento autoriale, con una storia originale che da un contesto improntato a un tragico realismo sfocia nel paranormale pur restando in ambiti di marginalità e disagio, sia psichico che economico. Esposito sorprende per il registro drammatico come per l’intreccio, mai retorico e ancorato a una realtà aspra, dalla quale si cerca di evadere pur nella consapevolezza di una remota possibilità di salvezza. Il destino del piccolo uomo è legato alla perdita, nel fare del bene, di una parte di sé ogni volta, e le sue peregrinazioni alla ricerca di realizzazione, se da un lato sembrano portare sempre più in fondo al vortice, dall’altro nel senso di sacrificio, ben sviluppato nel rapporto con la sorella che cerca di accudire con dedizione, ne fanno una figura che si eleva dalla propria realtà, dando un senso compiuto alla narrazione. Il film è stato presentato al Torino Film Festival.
Mario Mazzetti
Regia: Giovanni Esposito
Sceneggiatura: Giovanni Esposito, Valentina Farinaccio, Francesco Prisco
Fotografia: Daniele Ciprì
Montaggio: Lorenzo Peluso
Interpreti: Giovanni Esposito, Susy Del Giudice, Anbeta Torormani, Giovanni Calcagno, Emmanuel Dabone, Alessandro Haber, Cristina Donadio
Produzione: Bartleby Film, Run Film, Pepito Produzioni, RS Productions, Rai Cinema