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Scheda Film Consigliato

Il professore cambia scuola

Titolo originale: Les grands esprits …Sceneggiatura: Olivier Ayache-Vidal …Fotografia: David Cailley …Montaggio: Alexis Mallard …Musiche: Florian Cornet, Gadou Naudin …Interpreti: Denis Podalydès, Abdoulaye Diallo, Pauline Huruguen, Tabono Tandia, Léa Drucker …Produzione: Sombrero Films, Atelier de Production, France 3 Cinéma …Distribuzione: PFA Films …Francia 2017 …colore 105’

Recensione Film

Il professore cambia scuola

In Italia come in Francia, i film ambientati nel mondo della scuola, talvolta sul filo sottile che separa la finzione dal documentario, costituiscono un corposo filone, anche a voler delimitare il campo a quelli ambientati in periferia. Da La classe al recente A voce alta, passando per il più edulcorato La mélodie, lo scontro culturale prodotto dall’incontro con una realtà marginale e talora ingestibile è un tema già esplorato con dovizia e con esiti più o meno felici.
Il professore cambia scuola vanta diverse qualità degne di menzione: innanzitutto il protagonista Denis Podalydès (della Comédie Française) trova la chiave giusta senza strafare, né nell’iniziale distanza né nella progressiva empatia che soprattutto alcuni elementi della classe suscitano nel suo professor François Foucault; la narrazione, inoltre, tiene a bada retorica e luoghi comuni, limitandosi a descrivere le interazioni (tanto plausibili in quanto frutto di una ricerca sul campo, che ha portato all’individuazione del liceo Barbara de Stains nella banlieu) tra l’eminente prof di lettere del liceo Enrico IV, in pieno centro, e la classe di periferia che si ritrova tra capo e collo, quasi per caso. Figlio di un noto saggista, il prof esprime a un incontro pubblico il proprio rammarico per l’assenza di docenti motivati e di livello nelle scuole di periferia, di fatto avviando studenti già in partenza svantaggiati a un percorso scolastico di livello inferiore. Per sua sfortuna, l’interlocutrice è una funzionaria del ministero dell’istruzione, e tempo pochi giorni, si ritrova convocato al dicastero per avviare un progetto che sta molto a cuore alla ministra progressista: Foucault è trasferito ai margini della capitale per un anno di docenza a una classe svantaggiata.
Attraverso Foucault, il regista esordiente ci fa fare la conoscenza dei colleghi, giovani e mediamente demotivati, amiconi da un lato ma pronti ad usare la leva disciplinare e finanche l’espulsione per gestire i casi più delicati; e degli studenti, descritti nella quotidianità, senza casi estremi né problemi da codice penale: semplicemente turbolenti, riottosi all’apprendimento, poco adusi alla lettura e all’approfondimento.
Attraverso Foucault scopriamo che, proprio come enunciato nella serata “fatale”, una dedizione specifica e una capacità di attenzione e ascolto possono produrre frutti insperati, aumentando autostima e consapevolezza delle proprie possibilità in un contesto dove al contrario si cresce sapendo di non avere opportunità, sentendosi meno dotati della media. Il merito principale de Il professore cambia classe, insomma, è quello di affrontare argomenti di attualità sociologica e di politica urbanistica e sociale in chiave leggera e priva di artifici narrativi, sollevando temi che meritano un approfondimento a schermo spento quasi sottovoce, descrivendo con naturalezza un mondo da conoscere meglio e un contesto ambientale dove non ci sono diavoli né santi, semplicemente persone che attendono che qualcuno ne metta in risalto capacità e ambizioni.
Mario Mazzetti